Graham Hudson
Athleisure Antiquity (Fountain)
2020
940 cm x 980 cm x 350 cm
Impalcatura, palle da ginnastica, tubo flessibile, acqua, piscina in acciaio e figure in polipropilene; Discobolo, David, Nike e Venere
Commissionato da by Wavelength, Shanghai
Courtesy, Monitor Roma, Lisbona, Pereto
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON GRAHAM HUDSON
Desideri costruire un corpo bello? Nel 1882, l’artista circense Friedriech Wilhem Müller girò l’Italia, ispirato da sculture come il David di Michelangelo, con l’intento di rimodellare il proprio corpo a loro immagine. Si ribattezzò Eugen Sandow, diventando il primo body builder al mondo e un simbolo del Modernismo. È nel Grande Vetro di Duchamp e nell’Ulisse di Joyce. Schwarzenegger chiama Sandow ‘My Hero’, ha ispirato l’aerobica della NASA e lo yoga moderno. Ma le sculture romane erano copie di opere greche perdute, che erano più algoritmi matematici che studi anatomici. Oggi inseguiamo questa storia di classicismo, modernismo e facsimile per sognare l’irraggiungibile.
Michael Fliri
Stargazer (Self-portrait)
2020
Fotografia
Courtesy Galleria Raffaella Cortese, Milano
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON MICHAEL FLIRI
– Mi precipitai a tendergli la mano: “D’accordo! Affare fatto; datemi la borsa, la mia ombra è vostra”. Accettò e subito si inginocchiò davanti a me e, sotto i miei occhi, con abilità senza pari, staccò delicatamente la mia ombra dall’erba, dalla testa ai piedi, la sollevò, l’arrotolò e alla fine se la mise in tasca –
Storia straordinaria di Peter Schlemihl, Adelbert von Chamisso (1813)
Ribaltiamo questa storia. L’autoritratto è estratto dalla tasca come una scultura aptica, staccando dalla stessa una superficie trasparente e, con degli interventi “alchemici”, arriva a una graduale smaterializzazione per manifestarsi, infine, come un’immagine effimera di luce/ombra.
Con mezzi analogici “Stargazer (Self-portrait)” trova un linguaggio visivo speculativo che appare digitale.
Laura Pugno
Dominante / Recessivo
2018
stampa fotografica, legno vetro e poliuretano
44x32x19 cm
Courtesy the artist
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON LAURA PUGNO
Il nostro involucro, come lo chiamo io, ovvero, l’isolamento culturale che ci separa dalla natura, è alquanto simile (per usare un’immagine che mi ossessiona da quando ero bambino) al finestrino di una carrozza ferroviaria illuminata di notte. Per gran parte del tempo il finestrino è uno specchio delle nostre apprensioni, compresa quella riguardante la natura. In quanto specchio, ci pervade dalla sensazione che il mondo esista principalmente in riferimento a noi: fu creato per noi; noi siamo il suo centro e la ragione della sua esistenza. Di tanto in tanto, però lo specchio si trasforma in una vera finestra, attraverso la quale non vediamo altro che una natura indifferente, la quale procede da un tempo incalcolabile senza di noi, sembra averci generato solo per caso e, se mai fosse cosciente, non potrebbe che dolersi d’averlo fatto.
[Northrop Frye, Creation and Recreation]
June Crespo
e para lá que eu vou
2020
Bronzo e ceramica, 2 parti
cm.72x23x11, cm.71×23,5×9
Dimensioni installazione variabili
Photo credit: Jesús Rodríguez
Courtesy l’artista e P420, Bologna
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON JUNE CRESPO
“Al di là dell’orecchio esiste un suono, alla fine dello sguardo una forma, sulla punta delle dita un oggetto – è là che io vado.
Sulla punta della matita il tratto.
Dove finisce un pensiero c’è un’idea, all’ultimo barlume di allegria altra allegria, sulla punta della spada la magia – è là che io vado.
Sulla punta del piede il salto.
Sembra la storia di qualcuno che è se ne è andato e non è più tornato – è là che io vado.
O non vado? Vado, sì. E torno per vedere come stanno le cose. Se continuano ad essere magiche. Veramente? Io vi aspetto. È là che io vado.”
[Estatto da “È là che io vado” di Clarice Lispector]
Shafei Xia
Profumo concerto
2020
acquarello su carta di sandalo intelata
cm 110×112
Courtesy l’artista e P420, Bologna
Photo credit: Carlo Favero
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON SHAFEI XIA
Il grande regista Federico Fellini si era definito come un pagliaccio, diceva che i film erano il suo circo. E la vita è il circo di Shafei.
A volte sono un clown che porta gioia alle persone. A volte sono la tigre che è stata addomesticata e deve saltare attraverso l’anello di fuoco. A volte sono la maestra della violenza. Voglio controllare tutto.
Il mio approccio alla vita è un gioco e come tale anche il circo racchiude in sé questa faccia: strappa agli altri un sorriso conservando un universo di emozioni e opposizioni.
Gian Maria Tosatti
7_Terra dell’ultimo cielo
2016
Installazione ambientale, site specific
Courtesy Galleria Lia Rumma Milano / Napoli
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON GIAN MARIA TOSATTI
Mi ritrovo per le mani questa vecchia fotografia scattata nei giorni in cui avevo ormai terminato il mio triennale sforzo per il progetto “Sette Stagioni dello Spirito”. E si ripete quello che mi accade sempre quando mi guardo indietro, rivedo le immagini o rileggo testi legati a opere del passato. Penso: «Possibile che allora già sapessi così bene quel che oggi, invece, ancora sto cercando?». In realtà questa domanda misura una distanza. Quella tra l’artista e l’opera. E’ l’opera che sa, che conosce. L’opera è cento volte più grande dell’artista che la scopre e poi, a volte, la dimentica.
Regina José Galindo
Die Feier
2019
Still video
11:33 min.
Commissionato e prodotto da Vienna ArtWeek 2019
Courtesy l’artista e Prometeo Gallery di Ida Pisani
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON REGINA JOSÉ GALINDO
A quelli che moltiplicano le verdure e
preparano il cibo per gli altri che si moltiplicano a loro volta
a quelli che conversano con i grilli nelle notti insonni
e raccontano loro le proprie paure
a quelli che vivono un amore rosa in mezzo a tanta oscurità
a quelli che continuano a ballare
a quelli che al mattino cantano sotto le maschere
a quelli che hanno sempre voluto morire
e nel bel mezzo della pandemia ci siamo resi conto che non vale la pena morire
a quelli che aspettano che il padre riacquisti la parola e la vita
per sentire di nuovo la sua voce, il suo nome
a quelli che hanno pianto con noi da lontano senza vergogna
a quelli che non possono più piangere
a quelli che sono rimasti incompleti
a quelli che non possono abbracciare ai funerali
a quelli che accompagnano menti che hanno perso la ragione
a quelli che scrivono poesie quando l’ansia afferra la pancia
a quelli che hanno smesso di contare le ore
a quelli che giocano nell’isolamento
a quelli che ogni giorno spazzano la casa come chi aspetta una visita
a quelli a cui sono cresciuti così tanto i peli sotto le ascelle che si intrecciano
a quelli che continuano a vestirsi in solitudine
a quelli che cucinano cento volte al giorno per nutrire i piccoli
a quelli che raccolgono le lattughe
a quelli che annaffiano il dente di leone che cresce sui marciapiedi
a quelli che fanno torte e giochi di prestigio come atto di ribellione
a quelli che ancora si ribellano
a quelli che non hanno dimenticato la libertà
a quelli che pensiamo sopravvivranno
a quelli che ci sognano sorridendo.
[Senza titolo, 2020]
Marianna Simnett
Hyena and Swan in the Midst of Sexual Congress
2019
Seta, velluto, lana, peltro, vetro, acciaio, imbottitura per giocattoli e polistirolo
230 × 150 × 230 cm
Installation view
Courtesy Sadie Coles HQ
Photo credit: Tim Bowditch
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON MARIANNA SIMNETT
cloaca
clack clack
svogliato
clitoride intelligente
pseudo-fallo
androgeni
estrogeni
e il suo
grande busto
che spinge
e il suo
cappotto di velluto
scintillante
e i suoi
denti d’argento
lucenti
grida psicopatiche
passate
fra
due regine
Sarah Faux
Sleeping Arrangements
2019
Olio su tela
80 x 70 pollici
Courtesy dell’artista e M+B
Photo credit: Brad Farwell
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON SARAH FAUX
Come evitare di dipingere un volto:
Dipingi la testa rivolta altrove.
Dipingi semplicemente un’altra parte del corpo.
Taglia il corpo all’altezza delle spalle.
Taglialo anche all’altezza delle gambe, fallo sembrare più naturale, così che non manchi solo la testa.
Un torso può essere una faccia.
Una faccia può essere un paesaggio.
Getta un braccio su quel volto.
Disegna una faccia da cartone animato dove dovrebbe esserci il viso.
Dipingi solo le ombre.
Lascialo vuoto.
Alice Tippit
Dress
2019
Olio su tela
18 x 22 pollici
Photo credit: Evan Jenkins
THE BLANK CONTEMPORARY ART
99 PAROLE CON ALICE TIPPIT
Penso spesso alla fisicità di un dipinto, simile a quella di una conchiglia. Entrambi sono composti da strati di liquido sottile che si indurisce con il tempo. Prendere ad esempio le Xenophoridae, una specie di lumache di mare che si attacca gli oggetti, principalmente altri gusci, a propri intervalli regolari. L’effetto non è diverso da una corona, con punte che risultano poco invitanti per i predatori. I dipinti non hanno questo bisogno di scoraggiare. Essi estendono invece un invito, anche se ciò che ne uscirà dipende da ciò che si porta con sé. Le connessioni sono di nostra produzione.