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    PREMIO MATTEO OLIVERO | PROGETTO VINCITORE
    PREMIO MATTEO OLIVERO | PROGETTO VINCITORE
    [== PREMIO == MATTEO == OLIVERO ==== PROGETTO === VINCITORE ==]

    SANTIAGO REYES VILLAVECES (Bogotà, 1986) È IL VINCITORE DEL PREMIO MATTEO OLIVERO – 41° EDIZIONE

    Santiago Reyes Villaveces (Bogotá, Colombia 1986) è il vincitore della 41° edizione del Premio Matteo Olivero, promosso dalla città di Saluzzo e organizzato dalla Fondazione Amleto Bertoni con l’intento di valorizzare il territorio attraverso l’arte. Il Premio Olivero si colloca all’interno di START/storia e arte a Saluzzo, il festival dedicato all’arte in tutte le sue forme che ha luogo nella capitale del marchesato dal 26 aprile al 26 maggio.

    La direzione artistica di START è affidata a Soluzioni Turistiche Integrate che si avvale della collaborazione di Stefano Raimondi per la curatela del Premio Olivero; Raimondi, già curatore della GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, è direttore di The Blank Contemporay Art, il principale network italiano di promozione e valorizzazione dell’arte contemporanea.
    L’Origine, intesa come l’artefatto primo, la causa fondamentale, la matrice, l’elemento ispiratore di un avvenimento è il tema scelto per la 41° edizione del premio, in dialogo con il tema scelto per START cioè il Carattere*, di cui il Premio ne interpreta l’origine.

    La giuria internazionale composta da Chrissie Iles, curatrice del Whitney Museum of American Art di New York, Nicola Ricciardi, direttore artistico di OGR Torino, Arturo Demaria, consigliere della Fondazione Amleto Bertoni, Roberto Giordana, vicedirettore generale della Cassa di Risparmio di Cuneo e Stefano Raimondi, curatore del Premio, ha deciso di premiare all’unanimità il progetto Harp di Santiago Reyes Villaveces, realizzato dall’artista in collaborazione col compositore Nicolás Jaramillo e il musicologo Daniel Villegas Velez: “per aver saputo interpretare in modo innovativo e poetico l’ex Sacrestia della Chiesa di Sant’Ignazio, presentando un’opera che affonda le proprie radici nella storia dei Gesuiti e capace di trattare una tematica complessa, come quella del colonialismo, in modo lirico e originale. Allo stesso tempo Harp interagisce con le tradizioni di Saluzzo quali la musica e l’artigianato e si presenta nella sua monumentalità come un corpo capace di interagire con lo spettatore”.

    Sono quarantuno gli artisti invitati da prestigiosi advisor internazionali che hanno preso parte al premio, provenienti da sedici diverse nazionalità: americani, azeri, brasiliani, britannici, colombiani, coreani, ciprioti, filippini, francesi, iraniani, israeliani, italiani, neerlandesi, polacchi, russi e svizzeri si sono sfidati presentando progetti originali e innovativi per valorizzare una location suggestiva e ricca di storia, la Sacrestia dell’Ex-Chiesa di Sant’Ignazio, divenuta oggi una sala del comune di Saluzzo.

    L’idea prende corpo nella forma di una mostra personale presso la Sacrestia dell’Ex–Chiesa di Sant’Ignazio, visitabile a partire dal 26 aprile, giorno di inaugurazione di START. La conformazione attuale della sala, che fa parte del complesso architettonico comprensivo del Collegio, oggi Palazzo Comunale, risale al 1725 ma è nel 1831 che venne adibita ad archivio senza tuttavia subire mutamenti nella sua struttura. Al suo interno è possibile ammirare ancora oggi due affreschi di Sant’Ignazio sopra le due porte e lo stemma dei Gesuiti, l’ordine che la inaugurò agli inizi del XVIII secolo. Il progetto Harp consiste nella costruzione di una copia esplosa dell’arpa Tópaga (1680) che va a occupare lo spazio architettonico della Sacrestia della Chiesa di Sant’Ignazio. Il design dello strumento è deformato attraverso l’uso di una struttura ellittica con due ponti focali. Usando i cassetti aperti, le finestre e la struttura fisica della Sacrestia come scatole di risonanza, Harp diviene un’arpa poliarchica, un flusso di frequenze storiche e architettoniche che mirano a destabilizzare la storia d’origine. Nel 1725, l’ordine dei Gesuiti inaugurò la Sacrestia della Chiesa di Sant’Ignazio a Saluzzo. Lo stesso anno, il gesuita José Gumilla dirigeva una delle più ambiziose espansioni territoriali alla conquista delle Americhe nella regione di Orinoquía del Nuovo Regno di Granada, una regione contigua condivisa oggi da Colombia e Venezuela. La pratica della musica europea polifonica è stata uno degli strumenti principali utilizzati dai Gesuiti per trasmettere il sistema dei valori europei durante questo periodo di espansione e di evangelizzazione delle Americhe. Tra gli strumenti utilizzati per organizzare i processi di colonizzazione territoriale, culturale e sensoriale, l’arpa si distingueva per la sua portabilità e semplicità strutturale.
    Usando l’arpa come simbolo delle sue antiche origini greche e romane, l’umanesimo dispiegò strategicamente la capacità mimetica dell’arte di (ri)formare le comunità nel “nuovo mondo”. L’arpa rinascimentale ha funzionato come una sineddoche che ha reso presente e udibile l’universo classico della cosmologia europea.
    Harp utilizza i numerosi cassetti e armadietti del mobilio della Sacrestia, aprendoli e rendendo la struttura dell’archivio aperta, visibile e sonora. Lo strumento utilizzerà una serie diversificata di scatole di risonanza: l’edificio stesso, i cassetti e le finestre. In collaborazione con il compositore Nicolás Jaramillo un brano musicale verrà eseguito all’inaugurazione da parte di un coro locale della provincia di Saluzzo. Cantando con la bocca dentro i cassetti aperti, gli artisti usano la vibrazione delle loro voci per far risuonare le corde nello spazio. L’intera struttura di Harp abita lo spazio in cui vive per sostenersi in mezzo a una rete di tensioni fisiche e discorsive per costruire un’esperienza temporale e incarnata che connette due spazi dissonanti e esperienze storiche.  Questo progetto rinnova e risignifica l’arpa attraverso un processo erratico di contro-conquista sensoriale.

    Tra le principali novità della 41° edizione si sottolinea un cambiamento nella modalità di partecipazione, gli artisti sono stati selezionati e invitati a partecipare da ventiquattro importanti advisor internazionali, curatori e direttori d’istituzioni internazionali tra i quali: Solomon R. Guggenheim Museum di New York, MAMbo di Bologna, Whitechapel Gallery di Londra, Castello di Rivoli, Mambo di Bogotà, Heart di Herning, Mart di Trento e Rovereto.

    Nello specifico gli advisor sono: Lorenzo Balbi (direttore artistico del MAMbo, Bologna), Michael Bank Christoffersen (capo delle mostre e curatore esterno presso HEART, Herning), Andrew Berardini (scrittore, curatore), Ginevra Bria (co-fondatrice di FutureDome, Milano), Andrea Bruciati (direttore di Villa Adriana e Villa d’Este, Tivoli), Emily Butler (curatrice alla Whitechapel Gallery, Londra), Domenico De Chirico (curatore indipendente), Julia Draganovic (direttrice della Kunsthalle Osnabrück), Fredi Fischli (co-direttore delle mostre gta, ETH Zurich), Sara Fumagalli (curatrice presso la GAMeC, Bergamo), Giorgia Horn (curatrice), Denis Isaia (curatore al MART, Trento e Rovereto), Ellen Kapanadze (curatrice e co-fondatrice della Why Not Gallery, Tbilisi) Lara Khaldi, (curatrice e direttrice del dipartimento di Media Studies al Alquds Bard College, Gerusalemme), Sam Korman, (scrittore e curatore indipendente), Luca Lo Pinto, (curatore della Kunsthalle Wien, Vienna), Simone Menegoi (direttore artistico presso Arte Fiera Bologna), Bernardo Mosqueira (curatore, scrittore e ricercatore), Alberta Romano, (curatrice indipendente), Sona Sepanyan, (curatrice indipendente), Marianna Vecellio (curatrice presso il Castello di Rivoli), Saverio,Verini (scrittore d’arte, curatore e coordinatore delle mostre presso la Fondazione Memmo a Roma), Eugenio Viola (capo-curatore Mambo, Bogotà), Xiaoyu Weng, (curatrice presso il Museo Solomon R. Guggenheim, New York).

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