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    Storia
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    Il Castello dei destini incrociati, romanzo breve fantastico di Italo Calvino, è stato pubblicato per la prima volta nel volume Tarocchi, Il mazzo visconteo di Bergamo e New York, edito da Franco Maria Ricci nel 1969.

    Le figure che accompagnano il testo nell’edizione odierna servono da richiamo mnemonico delle miniature riprodotte nei colori e nelle dimensioni originali dell’edizione Ricci. Si tratta del mazzo di tarocchi miniati da Bonifacio Bembo per i duchi di Milano verso la metà del secolo XV. Questo mazzo, detto Colleoni-Baglioni, risale al 1451 circa, ed è uno dei tre più importanti mazzi di tarocchi appartenenti al gruppo Visconti-Sforza. In origine era composto da 78 carte, di cui oggi ne rimangono 74: 35 conservate alla Morgan Library di New York, 26 presso l’Accademia Carrara e 13 in una collezione privata di Bergamo.
    Fra le carte del mazzo andate perdute, i trionfi Il Diavolo e La Torre.

    L’analisi delle funzioni narrative delle carte da divinazione aveva avuto una prima impostazione da parte di altri studiosi, ma il lavoro di Calvino non si avvale dell’apporto metodologico di tali ricerche, se non mutuandone l’idea che il significato di ogni singola carta dipenda dal posto che essa ha nella successione di carte che la precedono e la seguono.
    L’autore si applicò soprattutto a guardare i tarocchi con l’occhio di chi non sa cosa siano, traendone associazioni e suggestioni, ed interpretandoli secondo un’iconografia immaginaria. Iniziò disponendo i tarocchi in modo tale che si presentassero come scene successive di un racconto pittografico.
    Quando le carte, affiancate casualmente, davano una storia in cui Calvino riconosceva un senso possibile, la scriveva.

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